Il sistema in pratica non fa altro che imprigionare il calore evitando che si disperda, anche considerando che nelle case giapponesi perfino moderne, il riscaldamento centralizzato non è molto diffuso. Ecco quindi quei sistemi per utilizzare e veicolare al meglio il caldo, ma anche il fresco d’estate. Ed è un sistema così facilmente replicabile anche fuori dal Giappone, che abbiamo realizzato anche in alcune delle case dove, con mia moglie, abbiamo vissuto in Italia: a Rovereto e a Modena. Pur applicato, in questi ultimi casi, ad un tavolo normale e non ad uno basso.
Il mio primo ricordo è anche quello più bello in fatto di kotatsu, va però a quella camera spaziosa del ryokan di Shima Onsen, nella prefettura di Gunma, che è quella ritratta nella foto. Anche se non era inverno, il clima specie di sera non era caldo, quindi un tavolino riscaldato ci stava più che bene. Ci sono xilografie Ukiyo-e risalenti alla metà del 1700 che mostrano come già allora il kotatsu esistesse anche se, visti i tempi, il calore non proveniva da una stufa ma un braciere alimentato a carbone, come illustrano anche alcune opere conservate all’Ota Memorial Museum of Art di Tokyo.